mercoledì 3 ottobre 2012

Perfezione



[1] Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb.
[2] L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.
[3] Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?".
[4] Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!".
[5] Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!".
[6] E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio. (Esodo 3,1-6)
Così, l'atto di togliersi i sandali prima di camminare sul luogo dove si trova il roveto ardente vuole indicare che una realtà santa, per sua stessa natura, non può mai essere posseduta, manipolata, dominata dall'essere umano (…)

In effetti gli essere umani sono a disagio nelle situazioni in cui non sono loro i conduttori e dove quindi la loro parte di vulnerabilità innata viene messa in luce. Questo ci aiuta ancor meglio a capire perché l'esperienza della santità appare particolarmente in contrasto col mondo moderno al punto da diventare incomprensibile a molti nostri contemporanei. (Frére John di Taizé, L'avventura della Santità, 1998, Edizioni Messaggero Padova, pag. 21).


Questa è una parte della riflessione sulla santità di Frére John di Taizé, che prende spunto dal racconto del roveto ardente e dal gesto suggerito da Dio a Mosé di togliersi i sandali.

Ho pensato a quante ansie produce lo sforzo che quotidianamente molti di noi fanno per tenere sotto controllo la propria vita, gli ambienti e le persone che li circondano, e di quanta frustrazione nasce dalla constatazione che, il più delle volte, questo non riesce.

L'incontro con Dio ci aiuta a fare pace con la nostra innata vulnerabilità.

Non siamo perfetti, e per noi questo è un problema! Ma il Signore non ci chiede altra perfezione che quella nell'amore. Il mito della perfezione assoluta cui è sotteso il tentativo di bastare a se stessi, di essere autosufficienti, serve solo ad alimentare il nostro ego che diventa così grande da trasformarsi in una gabbia dove rimaniamo prigionieri, ormai privi della libertà di poterci mostrare nella semplice autenticità di quello che veramente siamo.

[36] Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. (Lc 6,36)
Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell’amore... (Preghiera Eucaristica II)