giovedì 31 gennaio 2013

Figlia del Figlio

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio, 3

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura. 6

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore. 9

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace. 12

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali. 15

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre. 18

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate. 21

(Dante Alighieri, Divina commedia, Paradiso, XXXIII Canto)

Oggi vi propongo la parafrasi a modo mio di una delle più belle preghiere mariane che mi sia mai capitato di leggere, uscita dalla penna del poeta italiano per eccellenza, Dante Alighieri.

Siamo nell'ultimo canto del Paradiso. A Dante rimane il più importante passo da fare al termine del suo lungo e straordinario viaggio: vedere Dio.

Per questo motivo San Bernardo intercede presso la Madonna affinché permetta al poeta di completare il suo percorso, e inizia il suo discorso con questa preghiera.

Maria, tu sei vergine e madre, contieni in te la semplicità, l'attesa, la trepidazione di una vergine e la pienezza, la tenerezza, la comprensione di una madre.

Sei figlia del tuo figlio, cioè sei rinata a nuova vita da colui che hai fatto nascere, ti sei lasciata guidare diventando discepola di colui che, bambino, avevi guidato.

Sei un riferimento solido e stabile di consiglio ossia hai la capacità di sciogliere le nebbie del disorientamento e dell'indecisione in coloro che si rivolgono a te orientando le loro vite verso la vera realizzazione.

La tua umanità così semplice e piena ha fatto sì che Dio, che ha creato l'uomo, si innamorasse a tal punto della sua creatura da voler diventare uomo incarnato tramite te.

L'amore ha fatto del tuo ventre un nido caldo dove la vita è potuta germogliare, bella come un fiore.

In cielo noi beati (sta parlando San Bernardo) ti vediamo in tutta la tua bellezza d'amore pieno, in terra i mortali ti sperimentano come una fontana di speranza, come quella che c'è sulla piazza del paese dalla quale l'acqua zampilla vivace, che ti vien voglia di giocarci e che solo a vederla ti mette allegria.

Si dice volare sulle ali della speranza, ma se non ci rivolgiamo a te la nostra speranza non ha ali e rimane a terra, non può volare.

Il tuo amore è così premuroso ed attento che non aspetti che ti domandiamo aiuto, conforto, ma precedi spontaneamente le nostre richieste mille e mille volte, perché... spesso non sappiamo nemmeno esprimere i desideri più profondi che portiamo nel cuore... non li conosciamo.

Tutto quanto di più bello e di più buono esiste negli uomini e nelle donne, come capacità di comprensione, di condivisione della sofferenza e della gioia, di cuore grande e aperto agli altri, tutto questo è raccolto in te.

***

Che immagine viva, bella, appassionata della Madonna, lontana anni luce da quella dolente di certi santini che, vedendoli, ti viene da pensare... ma che disgrazia per Maria aver incontrato Dio... speriamo che non succeda a me!

Maria facci sempre sperimentare quanto sia meraviglioso incontrare Dio nella nostra vita, e non permetterci di rovinare, con le nostre paure e il nostro cuore “stretto”, la tua immagine e quella di tuo Figlio.




domenica 20 gennaio 2013

L'inizio dei segni


In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. (Gv 2, 1-12 – Vangelo della II Domenica del T.O. - Anno C)


Che bello questo racconto del Vangelo di Giovanni. Mi piace così tanto che l'ho scelto per il mio matrimonio, sfidando la tendenza degli sposi che non amano scegliere il vangelo delle nozze di Cana, forse perché c'è la disavventura del vino che viene a mancare.

Mi piace perché c'è tutto: la festa, il venir meno del vino che simboleggia la bellezza e l'entusiasmo che possiamo mettere nella vita e nei progetti; ci sono gli amici e la Madre, c'è Gesù che le risponde male, e la Madre - interessandosi più al cuore che alle parole del figlio - si comporta come se Gesù avesse risposto affermativamente alla sua richiesta d'aiuto; c'è la ritualità giudaica con la sua pesantezza spazzata via dal vino nuovo di Gesù.

Riprendiamo qualche punto:

Cosa c'è di più carico di promesse, di attese per il futuro e di buoni propositi che una festa di nozze!
Eppure può accadere che venga a mancare il vino. 

L'acqua serve per sopravvivere, il vino non è necessario, ma proprio il suo essere superfluo dà il senso dell'eccedenza. Il vino è simbolo di festa e di abbondanza.

In altre parole, pur partendo con le migliori intenzioni, nei nostri progetti di vita ci troviamo a volte senza energie, delusi o svuotati. Ecco l'occhio attento di Maria che, da buona madre, non si lascia sfuggire la difficoltà degli sposi. Lei non ha dubbi circa a chi rivolgersi nella difficoltà, ed invita anche gli altri (e noi) a rivolgersi al Figlio.

Quando incontriamo Gesù, portiamo a questo appuntamento tutte le nostre credenze, la nostra idea di Dio, tutto il vecchio che si è incrostato nel nostro cuore, pesante ed immobile come le sei anfore di pietra (Notate: “Sei” numero della imperfezione per eccellenza!)

Gesù arriva e riempie di festosa novità la nostra ritualità (si potrebbe leggere anche routine), una festosità generosa, eccessiva, incomprensibile (che se ne facevano a festa ormai finita di più di 600 litri di vino e per giunta buono?!)
Quando si fa autentica esperienza di Dio saltano tutti i calcoli (ricordate Maria di Betania che “spreca” profumo preziosissimo per i piedi di Gesù! Gv 12,3), non esiste più l'opportunità, ma solo amore, fiducia e speranza portate alla massima espansione. 

Anche situazioni compromesse non solo vengono recuperate, ma valorizzate oltre ogni aspettativa: ne è prova lo stupore del direttore del banchetto.

Che dire allora: vieni sempre Signore Gesù a riempire  col vino nuovo della festa  le nostre vite, a volte vuote come le sei anfore di Cana! E che sia solo l'inizio...