giovedì 5 settembre 2013

Ode per zio Attilio



Ieri è morto un mio carissimo zio.

Ha avuto una giovinezza difficile lo zio Attilio.

Come tutti quelli della sua generazione - nati nei primi decenni del novecento - ha sperimentato la seconda guerra mondiale con annessa deportazione nei campi di lavoro.

Era rimasto orfano bambino e, forse proprio per compensare questa mancanza di “focolare”, ha sempre amato infinitamente sua moglie e i suoi figli dedicando la vita per il bene della sua famiglia.

Era un uomo semplice lo zio Attilio, non aveva potuto studiare, ma amava i bambini e ci faceva divertire quando eravamo piccoli recitandoci delle poesie e organizzando delle piccole sorprese.

Parlava a volte delle sue esperienze in guerra, ma mai in maniera drammatica. Le sofferenze – l’ho capito da adulta - si intravedevano in filigrana dietro il racconto di episodi allegri o buffi. Ma noi bambini, allora, non pensavamo al dolore e ridevamo delle facce ridicole che faceva sgranando gli occhi, gesticolando e modulando la voce.

Amava la natura lo zio Attilio e, fino a quando ha potuto, ha fatto lunghe passeggiate nei boschi e nei campi dedicate a raccogliere funghi, erbette e altre prelibatezze che zia Nilda cucinava maestralmente. Mi stupiva come riuscisse a trovare quei frutti della terra abitando in un quartiere di città e spostandosi per lo più a piedi: mi faceva pensare che avesse occhi che sapevano vedere cose che sfuggivano ai più.

Nella sua vita e nella sua malattia lo zio ha sempre cercato di vivere con benevolenza: sembrava fosse una sua dote innata, ma ora so che vivere con amore è anche e soprattutto scelta, non solo inclinazione.

Adesso che la sua avventura terrena si è conclusa, posso dire che la sua è stata una vita evangelica per la semplicità, la positività e l’allegria, per l’amore e la dedizione completa alla sua famiglia.

Questi sono i doni che lo zio Attilio ci ha lasciato, doni di amore che permettono alla sua vita di superare la morte, perché l’amore vince la morte e una vita vissuta per amore non muore!

Come premio speciale per la tua vita d’amore, caro zio, hai avuto il dono di morire nella tua casa circondato dall'abbraccio di tua moglie, dei tuoi figli e di tutti i tuoi cari.

Ora, dopo lunghissimi anni, avrai il dono speciale di ritrovare anche l’abbraccio della tua mamma.

Con affetto tua nipote



Spirito di Zoe

“Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita.”

Lo Spirito Santo è Signore come il Padre e come il Figlio.

Signore in italiano,
Dominus in latino,
Kyrios in greco
Adonai in ebraico... una parola per riferirsi a Dio senza pronunciare il suo nome proprio: il tetragramma sacro!

Lo Spirito Santo, essendo Dio come il Padre e come il Figlio, dona la vita.

In greco esistono due parole per definire la vita.

Bios = l'arco biologico che ha un inizio, un'evoluzione, una maturità, un declino ed una fine.
Zoe = la vita spirituale che può evolvere continuamente, anche quando la nostra dimensione biologica declina.

Lo Spirito Santo dona la zoe cioè la vita piena e senza tramonto, che continua anche oltre la fine della nostra vita biologica che è mortale. A proposito! Non avete mai notato che “vita mortale” è un ossimoro?

Tutti desideriamo una vita piena: non ci accontentiamo, non siamo mai sazi di amore, di bellezza, di pace.

Gesù ci dice che la sua missione è donarci una vita abbondante (Gv 10,10).

Il cristiano è chiamato ad agire secondo lo Spirito Santo, Spirito di Vita che promuove sempre la vita.

L'amore di Dio è come acqua viva che nutre la nostra vita.

Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio e noi – ci dice San Paolo nella lettera ai Romani - abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio che ci rendi figli di Dio (Rm 8, 9-14).

La figliolanza con Dio ci apre ad un rapporto di confidenza, di libertà, di fiducia nel Suo Amore che ci consente uno sguardo nuovo verso tutti gli altri esseri umani visti come fratelli e sorelle; e non solo verso gli esseri umani: ricordate il Cantico delle Creature di San Francesco?

Come diceva don Andrea Gallo di Genova ai ragazzi delle sue comunità: non siete obbligati a pregare il Padre nostro, ma se decidete di recitarlo ricordatevi che chiunque incontrate è un vostro fratello, una vostra sorella. Da qui non si scappa!!