"Ognuno di noi più o meno consapevolmente, è autore, scrittore del libro della propria vita, dalla nascita fino all'ultimo respiro. Giorno dopo giorno, le parole di questo libro si riempiono delle nostre storie: azione buone e meno buone, sentimenti diversi, incontri, scontri... quante parole. Se con l'immaginazione scorro le pagine dove c'è il mio passato, scopro che saper scrivere bene il proprio libro non è una questione né di cultura, né di sapienza o furbizia, ma è una questione d'amore, di disponibilità."
Queste parole sono l'ultima pagina del diario di un sant'uomo vissuto nel novecento: Vittorino Faccia (1917-1997).
Di questo brano vorrei sottolineare la riflessione sulla possibilità per l' uomo di essere fautore del proprio destino (faber fortunae suae), almeno in una certa misura. Di fronte agli eventi della vita l'uomo, come essere libero, ha sempre una possibilità di scegliere, e nella scelta Vittorino ci consiglia di optare per l'amore e la disponibilità.
Sembrerebbe quasi un'ovvietà ma non è proprio così.
Quante volte nella vita ci sentiamo costretti in un vicolo cieco verso delle scelte che non condividiamo, ma rispetto alle quali non sappiamo immaginare un'alternativa!
Quante volte sulla nostra voglia di condivisione prevale la paura o lo spirito di difesa!
L'amore è aprire la porta a situazioni e persone che potranno anche ferirci, ma Vittorino ci insegna che vale comunque la pena di correre il rischio. Degno discepolo di Gesù il quale, guardando la natura, ha visto il destino di chi ama riassunto in quello del seme che cadendo in terra muore, e proprio morendo porta molto frutto.
In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. (Gv 12,24)