martedì 30 agosto 2011

Una questione di scelte



"Ognuno di noi più o meno consapevolmente, è autore, scrittore del libro della propria vita, dalla nascita fino all'ultimo respiro. Giorno dopo giorno, le parole di questo libro si riempiono delle nostre storie: azione buone e meno buone, sentimenti diversi, incontri, scontri... quante parole. Se con l'immaginazione scorro le pagine dove c'è il mio passato, scopro che saper scrivere bene il proprio libro non è una questione né di cultura, né di sapienza o furbizia, ma è una questione d'amore, di disponibilità."

Queste parole sono l'ultima pagina del diario di un sant'uomo vissuto nel novecento: Vittorino Faccia (1917-1997).

Di questo brano vorrei sottolineare la riflessione sulla possibilità per l' uomo di essere fautore del proprio destino (faber fortunae suae), almeno in una certa misura. Di fronte agli eventi della vita l'uomo, come essere libero, ha sempre una possibilità di scegliere, e nella scelta Vittorino ci consiglia di optare per l'amore e la disponibilità.

Sembrerebbe quasi un'ovvietà ma non è proprio così.

Quante volte nella vita ci sentiamo costretti in un vicolo cieco verso delle scelte che non condividiamo, ma rispetto alle quali non sappiamo immaginare un'alternativa!
Quante volte sulla nostra voglia di condivisione prevale la paura o lo spirito di difesa!

L'amore è aprire la porta a situazioni e persone che potranno anche ferirci, ma Vittorino ci insegna che vale comunque la pena di correre il rischio. Degno discepolo di Gesù il quale, guardando la natura, ha visto il destino di chi ama riassunto in quello del seme che cadendo in terra muore, e proprio morendo porta molto frutto.

In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. (Gv 12,24)






martedì 2 agosto 2011

Quanto valgono 25 vite?


Di ieri la notizia di 25 ragazzi sotto i trent'anni morti per asfissia dentro una stiva di due metri per tre dove erano stati stipati dai contrabbandieri di vite durante un ennesimo viaggio della speranza verso le coste dell'occidente.

Il Mediterraneo, ormai, come uno sterminato cimitero...

Nei giorni scorsi ho avuto la fortuna di leggere “Nel mare ci sono i coccodrilli” Storia vera di Enaiatollah Akbari, un ragazzo afgano di vent'anni che da quando ne aveva 10, come un novello Ulisse, ha viaggiato verso il sogno di una nuova casa, un luogo dove potersi fermare a vivere con dignità e serenità.

Grazie a questo libro, tutti i ragazzi e le ragazze che arrivano da noi hanno assunto un volto e una storia.
E' importante sapere le storie delle persone, perché se conosci le storie non puoi più rimanere indifferente.

Quanto valgono 25 vite? Nel flusso veloce degli eventi che ci investe tutti i giorni, rischiano di non valere nulla. Ed il pericolo più grave per noi è una stanchezza che genera inconsapevolezza.

Oggi Gesù ci avverte che non è ciò che entra nell'uomo a contaminarlo ma quello che esce da lui, e nella lunga lista di peccati che possono uscire dal cuore dell'uomo l'ultimo che cita Gesù è la stoltezza (Mc 7,22).

La stoltezza! Usando una parola più contemporanea potremmo tradurla come inconsapevolezza, non saper distinguere il bene dal male, vivere tutto come un sogno che ci scivola addosso senza toccarci.

La consapevolezza richiede delle energie che la maggioranza di noi non sa o non vuole trovare in sé.

La stoltezza, però ci ricorda Gesù, è un peccato, forse il più grande: quello di vivere una vita sempre un passo indietro per non soffrire, senza giocarla fino in fondo, senza lasciarci interpellare dalle storie di chi incontriamo, scivolando inevitabilmente ed inconsapevolmente verso l'indifferenza.

Peccato! Un vero peccato!