Auguri di buon onomastico a tutti coloro che ne portano il nome, anche alla mia secondogenita: auguri tesoro!
Oggi volevo condividere con voi una riflessione che mi è nata leggendo il vangelo, o meglio leggendolo aggiungendovi due versetti (Gv 1, 45-46) che precedono il brano scelto dalla liturgia odierna (Gv 1, 47-51).
45Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». 46Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». 48Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». 49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». 50Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». (Gv 1, 45-51)All'annuncio entusiastico di Filippo che racconta l'incontro con una persona che l'ha profondamente colpito, Natanaèle risponde con un pregiudizio. Non conosce ancora Gesù, ma l'ha già giudicato sulla base di uno schema mentale che si porta dentro e che, come una lente offuscata, gli fa vedere la realtà in modo distorto.
Interessante è che, al contrario, quando Gesù lo incontra per la prima volta lo apprezza pur non conoscendolo. Infatti Natanaèle ne rimane stupito!
In entrambi i casi vi è un giudizio, ma completamente diversi sono gli strumenti utilizzati per arrivarci.
Natanaèle usa il setaccio, lasciando andare il buono che potrebbe nascondersi nella persona di Gesù e trattenendo il negativo, concretizzato nel suo pregiudizio verso i nazaretani.
Gesù usa il ventilabro, lasciando volare via “la pula” dei difetti di Natanaele, e trattenendo “il grano” cioé le sue potenzialità di uomo autentico.
Gesù apprezza Natanaèle come un Israelita in cui non c'è falsità. In realtà il pregiudizio del futuro apostolo lo porta a una visione falsa. Gesù però lascia andare il giudizio negativo, trattenendo e valorizzando la potenzialità di autenticità che c'è in Natanaèle.
Se è vero, come dicono teorie psicologiche, che il giudizio degli altri ci condiziona fino a farci in certa misura diventare come gli altri ci vedono, è stupendo pensare che il nostro Dio ci vede sempre nella nostra possibilità migliore.
Uno sguardo intenso che coglie tutte le nostre potenzialità di bene e le rende possibili, oltre le incrostazioni del nostro egoismo e dei nostri pregiudizi, oltre la nostra stessa consapevolezza.