giovedì 26 gennaio 2012

La santità



Gustatevi questa bellissima riflessione di Padre Alberto Maggi sulla santità!

lunedì 16 gennaio 2012

L'astuzia non basta!

Volendo condensare in alcuni brani biblici la vita di Giacobbe, figlio di Isacco e padre dei dodici patriarchi che daranno origine alle 12 tribù d'Israele, proporrei questi:

Nascita di Giacobbe Gen 25, 19-28
Giacobbe nasce secondogenito in un parto gemellare che vede come primogenito il fratello Esaù.

Il suo nome ha un'assonanza con la parola ebraica 'aqeb che significa calcagno per ricordare il dettaglio di Giacobbe nascente che stringe il tallone del fratello maggiore Esaù. Alla madre Rebecca, perplessa perché sentiva i figli lottare nel suo grembo, Dio aveva già predetto che il figlio maggiore avrebbe servito il più piccolo.

Esaù cede la primogenitura Gen 25, 29-34
Esaù, tornando affamato dalla campagna, chiede al fratello Giacobbe un piatto della minestra di lenticchie che questi aveva cucinato. Giacobbe acconsente a sfamare il fratello, ma in cambio chiede -ottenendolo- che questi gli venda la sua primogenitura.

Giacobbe carpisce la benedizione di suo padre Isacco Gen 27
Giacobbe, con la complicità della madre Rebecca -che lo prediligeva- e approfittando della cecità del padre Isacco, ne carpisce la benedizione fingendosi il fratello Esaù. Questo significa che sarà lui a portare avanti la discendenza di Abramo. Il progetto di Dio riesce a passare anche attraverso le pieghe delle meschinità e degli inganni umani.

Il sogno della scala Gen 28, 10-22
Giacobbe giunto in un luogo che chiamerà Betel (Casa di Dio) sogna una scala che poggia sulla terra e ha la cima in cielo e sulla quale salgono e scendono gli angeli di Dio: alcuni Padri della Chiesa hanno visto in questo sogno di Giacobbe una prefigurazione dell'incarnazione di Gesù Cristo, ponte gettato tra terra e cielo.

La lotta al guado dello Iabbok Gen 32, 23-33
E' il momento in cui i nodi vengono al pettine!
Giacobbe si sta preparando all'incontro col fratello Esaù, ed è spaventato perché sa di averlo ingannato.

Egli fa passare il torrente Iabbok alle mogli, ai figli e a tutti i suoi averi, rimanendo da solo ad attendere Esaù.



Durante la notte e fino allo spuntare dell'aurora la bibbia racconta che Giacobbe lottò con un “uomo” che, per vincerlo, lo colpirà all'articolazione del femore.
Giacobbe, questa volta, il colpo basso lo subisce!
Egli però non desiste dalla lotta e chiede di essere benedetto dal suo avversario.
Questi, che Giacobbe comprenderà essere Dio, lo benedirà non prima di avergli cambiato il nome:
 “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!” (Gen 32,29)
Il Giacobbe che esce dall'incontro/scontro con Dio è un uomo diverso da prima e questo cambiamento è simboleggiato dal nuovo nome. Egli, famoso per la sua astuzia, ora è ferito e ridimensionato.

 Un cenno del tutto particolare merita, a questo punto, la figura del fratello Esaù.

Abbiamo lasciato Giacobbe/Israele ferito e spaventato in attesa del fratello che avanza alla testa dei suoi uomini. Egli teme l'ira di Esaù, che sa di meritare. Cerca di imbonirlo coi metodi astuti che lo avevano sempre caratterizzato (anche l'incontro con Dio non ci fa perdere automaticamente in nostri “vizi”): i regali, il mostrarsi ossequioso!

Esaù, però, lo spiazza! 
Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo lo baciò e piansero       (Gen 33,4)
A Giacobbe non era bastato aver lottato e vinto su Dio: solo l'amore totale e disinteressato del fratello riesce a convertirlo veramente. Le loro lacrime che si mescolano dimostrano che l'amore è riuscito a fare breccia nel cuore dell'uomo astuto e spregiudicato!

L'atteggiamento di Esaù richiama alla mente un altro abbraccio famoso: quello del padre misericordioso a figliol prodigo raccontato nel vangelo di Luca:


Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò (Lc 15,20).
Grazie quindi a Giacobbe/Israele perchè ha portato avanti la benedizione di Dio, ma grazie anche ad Esaù che col suo gesto ha anticipato l'amore di Dio, Padre amoroso, che sarà pienamente rivelato in Gesù.