giovedì 30 agosto 2012

Altrove


Questa mattina, prima del sorgere del sole, sono andata in un paese vicino al mio.

Dovevo fare delle commissioni.

Terminati gli impegni, prima di ripartire sono entrata in chiesa per una visita.


Poche donne nei banchi. Grandi spazi e un altare addobbato per le quarantore.

Dietro l'altare, un enorme drappo rosso, sormontato da una corona che sembrava trapuntata di pietre preziose, scendeva allargandosi verso i lati in mille pieghe.
Sull'altare erano posizionati dei candelabri dorati che si estendevano in una infinità di volute.

Subito ho pensato alla fatica di chi aveva posizionato un'installazione così imponente: è fede anche quella!
Poi è prevalso il senso del “troppo”, quasi da togliere il fiato.

Sono uscita dalla chiesa.

Il sole, appena sorto dalla collina di fronte, sferzava le pietre bianche della scalinata e della piazza, riflettendosi nello zampillo della fontana del paese.

Ho respirato a fondo ed ho pensato a quanto siamo bravi a ricoprire di una moltitudine di ornamenti, fino a renderlo irriconoscibile, quel Gesù di Nazareth che volle essere maestro itinerante senza nemmeno un posto dove posare il capo.

18Vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all'altra riva. 19Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». 20Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». Mt 8, 18-20

Ho intuito come sia bello tornare a seguirlo per le strade, il nostro Maestro, liberi e leggeri, senza strutture e pesi inutili!

Rispetto la fatica e la devozione di coloro che hanno abbellito quella chiesa, ma capisco sempre di più che la fede mi porta altrove.
 

Nessun commento:

Posta un commento