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Più volte mi è tornato questo desiderio, ma i miei impegni, il poco tempo delle amiche…
Qualche giorno fa, mi è venuta un’intuizione: andare in chiesa e stare in tranquillità di fronte al tabernacolo. Lì c’è Gesù Eucaristia. Come amico con cui parlare di cose che facciano bene all’anima non è male!
Stamattina sono entrata nella chiesa del mio paese e mi sono seduta un po’ in disparte.
E’ appena iniziato il mese di maggio, il mese della Madonna, a me carissimo anche perché è il mese durante il quale sono nate le mie bimbe, ed era mia intenzione dire una decina di rosario.
In chiesa, oltre a me, c’era solo una signora di mezza età.
Ad un certo punto si è alzata per andare ad accendere una candela e quando mi è passata di fronte ci siamo scambiate lei un saluto, io un sorriso.
Ho sentito che pronunciava male le parole: una paresi? Forse un ictus?
Accesa la candela ha iniziato un canto disarticolato, ma nello stesso tempo struggente perché esprimeva attraverso quei suoni sconnessi tutta la sua sofferenza.
Lo stesso canto ha ripetuto davanti alla foto di Papa Giovanni Paolo II, novello Beato, e alla statua della Madonna.
Poi, invece di tornare nel suo banco, mi si è avvicinata e, notando un braccialetto a rosario che indossavo, mi ha chiesto se pregavo.
Le ho detto che stavo dicendo il rosario e le ho chiesto il nome.
Maria Rosa e tu?
Gliel'ho ripetuto almeno 5 volte, ma non mi capiva perché, mi ha detto, sentiva solo rumori che la facevano tanto soffrire.
Ho preso il braccialetto, che mi era stato regalato da un’amica suora cinese, e gliel'ho dato.
Non voleva accettarlo ma, le ho detto, l’avrebbe usato senz’altro bene perché capivo che era donna di preghiera.
Questo sì! E’ il mio culto! E poi guardando la foto di Beato Giovanni Paolo II: i suoi cardinali volevano farlo dimettere perché era malato, ma lui no! Finché il Signore vorrà! e capivo che in filigrana c’era anche la sua storia di malattia, in qualche modo riscattata da quella scelta.
Ora devo andare, a casa mi aspettano, le ho detto alla fine.
Lei, salutandomi, mi ha lasciata andare non senza avermi prima fatto scrivere su un foglietto il mio nome, che non era riuscita a capire.
Uscita di chiesa ho ripensato alla preghiera di S. Francesco e l’ho adattata al mio desiderio:
quando ho voglia di essere ascoltata, Signore dammi qualcuno da ascoltare.
Ho pensato a quanto è “rompiscatole” il nostro Dio che non ci lascia mai nel guscio nei nostri desideri, intesi come desideri rivolti a noi, e ci chiama sempre ad andare al di là, a guardare negli occhi il fratello o la sorella che ci capitano accanto.
Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te.
E se fosse questa la ricetta della vera felicità?
E se fosse questa la ricetta della vera felicità?
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