Rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato (Gv 14,23-24)
Questa mattina nel riflettere sul vangelo mi sono imbattuta in questa frase.
Ricca per molti aspetti (pensa solo all'immagine di un Dio che prende dimora presso di te!) quello che mi ha impressionato, però, è stata la seguente constatazione di Gesù, così difficile da cogliere proprio perché semplicemente disarmante:
Se uno mi ama osserverà la mia parola... chi non mi ama, non osserva le mie parole.
Ho provato ad invertire le parti di cui si compongono le due frasi ed è risultato questo:
se uno osserva la mia parola mi ama... chi non osserva le mie parole non mi ama.
Mi è tornata alla mente, allora, l'immagine evangelica dell'albero che si riconosce dai frutti.
In un tempo come il nostro in cui siamo così bersagliati da persone dalla presenza tronfia ed ammaliante, in cui è difficile distinguere ciò che falso da ciò che è autentico, perché il falso riesce ad essere più convincente del vero, è fondamentale rifarsi alla sana regola evangelica di guardare i frutti dell'albero.
Gesù, Sapienza di Dio, sa aprire varchi di comprensione anche nelle foreste più intricate della nostra complessità.
15Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! 16Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? 17Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; 18un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. (Mt 7,15-18)
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