Abba, dimmi una parola!
Con questa frase iniziano molti dei detti dei padri del deserto, racconti nei quali è raccolta la spiritualità dei primi monaci cristiani che vivevano, appunto, ritirati nel deserto.
Le persone, i giovani del tempo andavano a cercare questi monaci per avere da loro una parola di saggezza, un confronto sulle questioni della vita alla luce della parola di Dio.
E’ da qualche tempo che rimango tristemente colpita da come non esista più la figura dell’abba, dell’anziano che sa orientare il giovane verso i veri valori e il gusto della vita.
I nostri anziani sono spesso più sbandati dei giovani. Non è una critica ma una constatazione.
Confusi, disorientati, a volte stanchi e demotivati, si lasciano trascinare dall’emotività somigliando ad adolescenti invecchiati che rivendicano il loro spicchio di spensieratezza.
Forse ha ragione un amico il quale afferma che, al di là dello stereotipo dell’anziano saggio, in realtà si invecchia come si è vissuto.
Quanto dispiacere, però, non riuscire a trovare un anziano (ammesso che voglia essere definito tale) al quale rivolgere questa domanda:
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