Gli indicatori sono gravemente negativi ma nessuno dei nostri governanti sembra disposto a fare un esame di coscienza e ad assumersi la responsabilità di scelte per fronteggiare questa débâcle che sta trascinando nel baratro un intero paese.
Ho assistito allibita ad un talk show dove politici di opposti schieramenti continuavano a rinfacciarsi situazioni pregresse come già molte altre volte in passato, chiusi in una coazione a ripetere che esprimeva soltanto la totale inconsapevolezza del momento particolarmente difficile che richiederebbe lucidità, serietà e dedizione al bene comune.
Fondamentalmente ho colto un arroccamento, fino alla negazione della realtà, di persone che continuano in questa deriva perché ne traggono comunque vantaggio, non lasciandosi interpellare neppure dal prospettato imminente disastro.
Ho ripensato alla parabola di Lazzaro e del ricco epulone.
19C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». 25Ma Abramo rispose: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi». 27E quello replicò: «Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento». 29Ma Abramo rispose: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». 30E lui replicò: «No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno». 31Abramo rispose: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti»». (Luca 16, 19-31)
Il ricco epulone è così sicuro e comodo nella situazione che vive che non vuole nemmeno accorgersi del povero che sta ad elemosinare alla sua porta. La parabola non mette in evidenza tanto la cattiveria del ricco, quanto la sua indifferenza.
La povertà, la fame, nel nostro occidente sono sempre state percepite “lontane” per cui, anche sapendo che esistevano, potevamo di fatto ignorarle, in una beata inconsapevolezza che -al massimo- lasciava spazio a qualche gesto caritativo.
Gli immigrati, che in questi ultimi decenni ci hanno sfiorato sulle strade delle nostre città, li abbiamo lasciati andare al loro destino accompagnandoli con uno sguardo a volte di pietà, a volte di fastidio.
Ora però tocca a noi sperimentare, come fu per il ricco epulone, le fiamme di una speculazione finanziaria che ci sta mangiando gli spazi di una vita serena e dignitosa: ci sembra impossibile che nessuno venga ad aiutarci, che non si sia spazio per un sollievo, ma ora si sta avvicinando per noi il tempo dell'indifferenza degli altri.
Come in un gioco di immedesimazione a cui la parabola invita, mi piace pensare che viviamo la situazione dei fratelli del ricco epulone, i quali hanno ancora una chance di salvezza purché sappiano aprire gli occhi sulla realtà e sappiano fare delle scelte consapevoli e amorevoli verso l'altro, verso il bene comune. Nella parabola l'invito è a lasciarsi guidare in questo percorso dalla parola di Dio, Luce del cammino.
Per noi cristiani la Parola è una Persona, il nostro Signore Gesù Cristo che ci ha insegnato che
il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mc 10,45).
Che bello se dalle ceneri di questa crisi nascessero nuovi politici ispirati a questo principio.
E' un sogno??
Il nostro Dio, su questo sogno, si è giocato la vita e ci ha insegnato a fare altrettanto!
Nessun commento:
Posta un commento