mercoledì 16 novembre 2011

Il colosso dai piedi d'argilla



31Tu stavi osservando, o re, ed ecco una statua, una statua enorme, di straordinario splendore, si ergeva davanti a te con terribile aspetto. 32Aveva la testa d'oro puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, 33le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte d'argilla. 34Mentre stavi guardando, una pietra si staccò dal monte, ma senza intervento di mano d'uomo, e andò a battere contro i piedi della statua, che erano di ferro e d'argilla, e li frantumò. 35Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro e divennero come la pula sulle aie d'estate; il vento li portò via senza lasciare traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua, divenne una grande montagna che riempì tutta la terra. (Daniele 2,31-35) 

Ho ripensato a questo brano tratto dal profeta Daniele domenica sera quanto Silvio Berlusconi se n'è andato tra i fischi e il giubilo della piazza.

Ho riflettuto su quanto sia ingannevole la ricerca spasmodica del successo e dell'affermazione personale. 

Ingannevole per chi vi assiste perché il colosso sembra invincibile.
Ingannevole per chi la vive perché quella minuscola pietra va a colpire proprio l'unica parte debole di tutta la grande costruzione!

Degno epilogo di una vicenda di delega in bianco all'uomo forte nell'ingenua speranza di poter demandare le proprie responsabilità e la propria salvezza ad una creatura umana.

La Parola di Dio però ci ricorda, riferendosi al Signore Gesù Cristo, che
In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati». (Atti 4,12) 
 Affidare la propria salvezza ad un uomo è un percorso che lascia dietro di sé solo macerie e lunghi tempi di ricostruzione, come la storia ci ha innumerevoli volte insegnato... inutilmente!

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