sabato 4 febbraio 2012

Una questione di numeri

Nella Bibbia i numeri hanno un valore simbolico ed è per questo che interpretazioni troppo letterali o non contestualizzate possono portare fuori strada.

Nella cultura ebraica esiste una branca della mistica, chiamata Qabbaláh, dedicata anche allo studio della simbologia numerica.
La Qabbaláh studia la correlazione tra numeri e lettere dell’alfabeto ebraico attraverso un metodo di analisi chiamato ghematrìa.

Anche nel Nuovo Testamento vi sono esempi di utilizzo simbolico dei numeri. Vi propongo quello contenuto nell’ìncipit del Vangelo di Matteo (Mt 1,1-17).

1 Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia,10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele,13Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.17In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Questo brano, che leggiamo durante la messa vespertina della vigilia del Natale, a prima vista sembra arido e noioso perché riporta una sfilza di nomi strani, per lo più a noi sconosciuti. Dà quasi l’impressione che sia inutile sprecare una messa per leggere un brano così!

In realtà, chi ha avuto esperienza di scrivere qualcosa, sa che le parti più importanti dello scritto sono la conclusione, ma ancor di più l’inizio perché -da lì- il lettore ricava la prima impressione dell’elaborato. Il primo capitolo è chiamato a contenere, in accenno, tutto quanto il lettore scoprirà proseguendo nella lettura.

Ricordiamo che Matteo evangelista era Levi il pubblicano, un ebreo che conosceva bene le Sacre Scritture tanto da citarle spesso nel suo Vangelo, ad uso della sua comunità formata da ebrei convertiti al cristianesimo. A conferma di ciò gli esegeti vedono un ritratto di Matteo in queste parole che l'Evangelista attribuisce a Gesù:
Ed egli [Gesù] disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». (Mt 13,52)
Da tutti questi elementi si capisce che l’inizio del Vangelo di Matteo deve avere un significato ben più denso di quello che appare ad una prima lettura. La ghematrìa ci aiuta a scoprire dei piani di lettura interessanti.

Le prime parole del Vangelo sono:
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. (Mt 1,1).
Mentre Luca fa risalire la genealogia di Gesù ad Adamo (Lc 3,38), primo uomo, in quanto la sua era una comunità di cristiani convertitesi dal paganesimo, Matteo cita, come primo capostipite di Gesù, Abramo in quanto patriarca del popolo d’Israele.

Matteo evidenzia subito la correlazione tra Gesù e Davide, il più grande re d’Israele, dalla discendenza del quale i profeti avevano predetto sarebbe uscito il Messia, colui che avrebbe liberato il popolo d’Israele.

Significativa è la profezia di Isaia che vede spuntare un germoglio dal tronco di Iesse, padre del re Davide:

1 Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,un virgulto germoglierà dalle sue radici.2Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. 3Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenzee non prenderà decisioni per sentito dire; 4ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. 5La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. 6Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.7La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. 8Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. 9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.          Isaia 11, 1-9

Il Messia avrà su di sé lo spirito del Signore, e porterà la pace e l’armonia tra gli uomini e nella stessa natura.

Questa era la speranza di ogni buon israelita al tempo della nascita di Gesù: l'avvento del Messia, discendente di Davide, che avrebbe portato la liberazione al popolo e la pace.

Matteo vuole dire, anzi gridare alla sua comunità che Gesù Cristo è proprio il Messia, il figlio di Davide atteso, e lo fa con tutti gli strumenti che ha a disposizione, compreso il significato simbolico dei numeri.

Infatti nel versetto 17 del capitolo 1, al termine della genealogia affermerà:
17In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
La ripetizione per tre volte di una parola è un modo per gli ebrei di dare alla stessa il massimo risalto. Nella lingua ebraica non esiste il superlativo: per crearlo si usa o il genitivo, o la triplice ripetizione della parola. Per fare un esempio mentre noi diciamo "santissimo", un ebreo dice "santo dei santi" oppure "santo santo santo".

Matteo, nel primo capitolo del suo Vangelo, ripete il nome di Davide per ben sei volte, ma non finisce qui.

Ritorniamo al versetto 17 del capitolo 1: qui ad essere citato per 3 volte, cioè ad essere messo all'evidenza del lettore, è il numero 14.

Per gli ebrei le lettere dell'alfabeto hanno una corrispondenza numerica: ad es: Aleph corrisponde a 1, Beth corrisponde a 2, ecc.



Le parole ebraiche nascono formate solo da lettere consonanti, le vocali sono state inserite successivamente e soltanto per facilitare la lettura e la comprensione delle parole.

Ora, secondo questa regola, volendo leggere il nome di Davide senza le vocali, il risultato è DVD.

Nell'alfabeto ebraico la lettera Daleth corrisponde a 4 e la lettera Vau a 6. Sommando il valore numerico delle lettere che compongono il nome di Davide otteniamo

(D)4 + (V)6 + (D)4 = 14

Nel versetto 17 Matteo, attraverso la simbologia dei numeri ripete ancora per 3 volte il nome di Davide, con la conseguenza che nel suo primo capitolo richiama quel nome, mettendolo in relazione a Gesù, per ben 9 volte (3x3!).

Per i suoi lettori, ebreo-cristiani, il messaggio diventava chiarissimo fin dall'inizio: Gesù Cristo di cui parla il Vangelo di Matteo è veramente il Messia atteso, il figlio di Davide.

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